domenica 20 novembre 2011

Il sacrificio di Melchisedek e l'Eucaristia

Nel Nuovo Testamento, l'autore della Lettera agli Ebrei scrive che Melchisedek, sacerdote e re, è prefigurazione di Cristo re e sacerdote: a Gesù si possono ben applicare le parole del Salmo 110: "Tu sei sacerdote in eterno alla maniera di Melchisedek".

Per conoscere la figura di Melchisedek, dobbiamo riprendere un episodio della storia del patriarca Abramo:


Per evitare discordie tra i loro mandriani, Abramo e Lot, figlio di suo fratello, decidono di separarsi: Lot andò a stabilirsi nei dintorni della città di Sodoma. Quando la città viene invasa dai nemici, anche Lot è fatto prigionero: Abramo decide dunque di radunare i suoi uomini e i suoi alleati per andare a liberare il nipote Lot.

domenica 6 novembre 2011

La torre di Babele e gli Imperi senza Dio

Secondo il racconto biblico, dopo la fine del Diluvio universale, i tre figli di Noè, Cam, Sem e Iafet ebbero numerosi discendenti. Nonostante il castigo appena inflitto all'umanità, si compie un nuovo peccato di orgoglio: si decide di costruire una città potente, che riunisca sotto la propria egemonia numerose popolazioni, e di erigere in questa città una torre, così alta da toccare il Cielo e sfidare Dio: la torre di Babele.


La Bibbia non ci fornisce con precisione i contorni storici di questo episodio. Ci dice che la torre fu edificata nella valle di Senaar, nella bassa Mesopotamia; non sappiamo però quando fu costruita, né, con precisione, da chi: forse tutti i discendenti di Noè, o solo alcuni tra essi? Non possiamo dirlo.

domenica 30 ottobre 2011

Genesi: Il Diluvio universale

Dopo l'assassinio di Abele da parte di Caino, il male dilaga nel mondo. Il peccato degli uomini attira la giusta punizione, che scatena il Diluvio universale.


È ormai assodato che tutta una serie di diluvi si abbatté sulla terra in varie epoche: in età preistorica, avvennero delle imponenti alluvioni. Di tali inondazioni si ha indizio un po' dappertutto, anche se sembra escluso che abbiano interessato contemporaneamente tutta la terra

domenica 23 ottobre 2011

Genesi: Caino e Abele

Dopo il peccato originale, la Genesi ci mostra il dilagare del male nel mondo: l'assassinio di Abele da parte del fratello Caino apre la lunga serie dei crimini che hanno macchiato la Storia dell'umanità.



Il primo omicidio
L'uomo, dopo aver spezzato i suoi legami di amicizia con Dio, sperimenta l'altra dimensione del peccato: la violenza contro gli altri uomini. I doni concessi da Dio ad Abele provocano nell'animo di Caino invidia e collera: il peccato è accovacciato alla sua porta, la tentazione vuole avere il sopravvento su di lui. Dio invita Caino a dominare la tentazione, ma egli non gli dà ascolto, e uccide Abele.

domenica 16 ottobre 2011

Genesi: Il peccato originale

La scorsa settimana abbiamo lasciato i progenitori vivere nel Paradiso terrestre in piena amicizia con Dio (Genesi 2). Oggi riprendiamo da questo passo per riferire il racconto del peccato originale, contenuto in Genesi capitolo 3.


Una donna viene istigata da un serpente parlante a mangiare il frutto di un albero (indicato come "l'albero della conoscenza del bene e del male"), ed ella ne dà da mangiare anche a suo marito; per questo vengono condannati da Dio a lasciare il giardino dell'Eden e a non mangiare più i frutti di un altro albero, detto "albero della vita". Cosa si cela dietro questo racconto? Si tratta solo di un mito, frutto della fantasia degli antichi, o cela un messaggio di Dio anche per gli uomini e le donne del nostro secolo? Cerchiamo di comprendere il vero senso del racconto biblico, senza lasciarci ingannare dal senso letterale del racconto, ricordando, come dice san Paolo, che "la lettera uccide, lo Spirito invece dà vita" (2 Corinzi 3, 6). 

domenica 9 ottobre 2011

La creazione dell'uomo e della donna

Eccoci al secondo episodio della storia della nostra salvezza: la settimana scorsa abbiamo visto la creazione del mondo (Genesi capitolo 1), oggi ci occupiamo della creazione dell'uomo e della donna (Genesi 2).

Ecco qui il nuovo video:

Ed ora, due parole per capire cosa Dio ci ha voluto insegnare per mezzo delle Scritture:

Dignità della donna
Abbiamo ascoltato che secondo la Genesi Dio ha plasmato una costola del primo uomo per formare la prima donna: questa comincia così a esistere come sposa dell'uomo, aiuto a lui pari e a lui complementare, e madre di tutti i viventi. Evidentemente questo non significa che Dio abbia agito come un chirurgo che anestetizza il suo paziente, ne asporta un organo, sutura la ferita e poi lo sveglia. Ma allora, che significa?

domenica 2 ottobre 2011

La Storia della nostra salvezza

Mosè apre la acque del Mar Rosso
Sentinelle del Mattino vi presenta un nuovo, grandioso progetto: raccontare tutta la Storia della nostra salvezza, dalla creazione del mondo ai nostri giorni, percorrendo tutta la Bibbia dalla Genesi all'Apocalisse, la Storia della Chiesa, i Padri e i Dottori della Chiesa, le vite dei maggiori Santi, le apparizioni mariane, i testimoni del nostro tempo, fino a papa Benedetto XVI. Ogni domenica sarà pubblicata una nuova puntata di questa lunga e affascinante serie.

                   
Vedi il video di presentazione del progetto:

mercoledì 14 settembre 2011

Chi è Benedetto XVI?

Abbiamo trovato, sulla pagina Facebook dedicata a Papa Benedetto XVI, questo bellissimo articolo. È piuttosto lungo, ma vi consigliamo caldamente di leggerlo integralmente: coglie in profondità la vera essenza e l'autentico carisma del pontificato di Joseph Ratzinger. L'articolo si apre con questo video:



Chi è quest'uomo dai capelli bianchi e gli occhi ridenti, dai modi raffinati e dall'aspetto così fragile? È un papa che non teme in alcun modo il confronto col suo predecessore. Non lo imita in nulla. Sebbene tra i due pontificati esista una strettissima continuità ideale e dottrinale, le maniere dei due Successori di Pietro restano, per questioni di carattere, molto differenti. Giovanni Paolo II non camminava, incedeva solenne. Benedetto XVI si muove con passi svelti ed aggraziati. Giovanni Paolo II dominava la scena. Benedetto XVI cura di spostare l’attenzione a qualcosa che è al di là di se stesso.

domenica 11 settembre 2011

Colombo, il terziario francescano che scoprì l'America

Cristoforo Colombo è conosciuto come grande navigatore e scopritore di terre, ma poco come cristiano. Egli credette di essere stato chiamato a portare il Vangelo nelle nuove terre: fu così un vero "Cristoforo", che in greco vuol dire "portatore di Cristo". Scopo principale della sua impresa fu infatti la propagazione del Vangelo.

domenica 4 settembre 2011

Volta: l'inventore della pila elettrica che faceva il catechista

"Ho sempre tenuto e tengo per unica, vera e infallibile questa santa Religione Cattolica, ringraziando senza fine il buon Dio d'avermi infusa una tale fede in cui mi propongo fermamente di voler vivere e morire, con viva speranza di conseguire la vita eterna".

Queste parole sono di Alessandro Volta, di nobile famiglia, nato a Como nel 1745 e qui morto nel 1827, fisico illustre, tra i primissimi a studiare l'elettricità, giungendo, tra l'altro, all'invenzione della pila. Probabilmente ricorderete il suo volto sulle vecchie banconote da diecimila lire.

Egli fu grande non solo come scienziato, ma anche come cattolico: ogni giorno partecipava alla Messa, nei giorni festivi faceva la Comunione; spesso spiegava il catechismo ai fanciulli della sua chiesa parrocchiale. Ogni giorno recitava il Rosario, e restò fedele a questa pratica per tutta la sua vita.

In un epoca in cui i "poteri forti" e i presunti grandi intellettuali perseguitavano la Chiesa sul piano materiale e spirituale, Volta studiò molto la dottrina cattolica e la visse sempre con grande passione. Un fulgido esempio per i cattolici di oggi, una autentica "sentinella del mattino".



domenica 28 agosto 2011

Sant'Agostino: "Tu, o Dio, ci hai fatti per te, e il nostro cuore è inquieto, finché non riposi in te"

28 agosto: la Chiesa festeggia sant'Agostino, vescovo e dottore della Chiesa. Nella nostra galleria di "cattolici illustri" non possiamo non parlare di lui: peccatore convertito, raccontò la sua travagliata esperienza spirituale e intellettuale nelle splendide Confessioni; trovata la Verità, la difese dagli attacchi dei pagani e degli eretici nella monumentale Città di Dio; filosofo brillante, la sua opera costituisce una delle pietre angolari del pensiero universale.

Cosa può insegnare Agostino all'uomo di oggi, a distanza di quindici secoli dalla sua morte? Agostino visse in un'epoca di crisi: la caduta dell'Impero romano. Il crollo delle antiche certezze si accompagnava alla convinzione che non esiste una Verità, ma solo dubbio: all'epoca si chiamava scetticismo, oggi relativismo. Agostino insegna che per trovare certezza e perfezione occorre guardare a Dio, un Dio che è vicino all'uomo, anzi: dentro l'uomo. Da qui l'invito: "Non uscire da te, ritorna in te stesso: all'interno dell'uomo abita la Verità".

Ai suoi tempi, l'eretico Pelagio (da cui il nome "pelagianesimo" dato alla sua eresia) insegnava che l'uomo può salvarsi da solo, senza l'aiuto di Dio. A questa eresia, che si ripresenta anche ai nostri giorni, Agostino risponde che il peccato originale ha corrotto la natura umana, rendendo l'uomo peccatore: solo la grazia di Cristo Redentore può quindi salvare l'uomo e concedergli la salvezza.

Nella sua epoca un'altro eretico, Donato (da cui il nome "donatismo") si opponeva alla Chiesa, perché i sacerdoti erano indegni della loro missione e peccatori (accuse tornate in voga dopo lo scandalo dei preti pedofili). Agostino rispondeva, e risponderebbe anche oggi, che la Chiesa è stata fondata da Cristo, ma che è composta da uomini, e tutti gli uomini, anche i preti, sono dei peccatori: ma, rimanendo nella Chiesa, non attendiamo la salvezza dagli uomini, ma sempre e solo da Cristo.

Le questioni affrontate da Agostino sono sterminate, e sarebbe impossibile riassumerle tutte in questa pagina, basta dire tutto il pensiero moderno gli è debitore: egli è stato fonte di ispirazione per san Tommaso d'Aquino; Pascal riprese da lui la sua teoria della grazia, e Cartesio il famoso argomento del cogito ergo sum. Alcune brillanti intuizioni di Agostino hanno anticipato di secoli la scienza moderna, da Galilei a Kant; le sue idee sulle leggi e sulla giustizia hanno precorso Rousseau e Locke; gli stessi sistemi di Hegel e Marx non sembrano, a ben vedere, che brutte secolarizzazioni della sua filosofia della Storia.

Oggi, in un'epoca dominata dal dubbio e dall'inquietudine, il pensiero dovrebbe guardare ad Agostino e ripetere con lui: "Tu, o Dio, ci hai fatti per te, e il nostro cuore è inquieto, finché non riposi in te".




domenica 21 agosto 2011

"Se muoio per altri cento, rinasco altre cento volte: Dio è con me ed io non ho paura!"

Domani sera andrà in onda in prima serata su Rai Uno lo sceneggiato Salvo D'Acquisto, interpretato da Beppe Fiorello. Abbiamo dunque pensato di inserire oggi, nella nostra galleria di cattolici illustri, proprio la figura del vice-brigadiere dei Carabinieri ucciso dai nazisti il 23 settembre del 1943.

Salvo D'Acquisto era nato appena 23 anni prima a Napoli. Cresciuto presso le Suore Salesiane, si arruolò nei Carabinieri nel 1939.

Dopo l'armistizio tra l'Italia e gli Alleati, il nostro Paese era occupato dai nazisti, che ci consideravano dei traditori. Un reparto di SS si era installato in una caserma abbandonata della Guardia di Finanza sita nella Torre di Palidoro, presso Roma. Qui, la sera del 22 settembre, alcuni soldati tedeschi, rovistando in una cassa, provocarono lo scoppio di una bomba a mano: uno dei militari rimase ucciso e altri due furono gravemente feriti. L'episodio, del tutto fortuito, fu attribuito dai tedeschi ad un attentato dei partigiani.
La mattina dopo, il comandante del reparto tedesco, recatosi nella Stazione di Torrimpietra per cercare il comandante della locale stazione dei Carabinieri, vi trovò il vice brigadiere D'Acquisto, al quale ordinò di individuare i responsabili dell'accaduto.
Il giovane sottufficiale tentò senza alcun risultato di convincerlo che si era trattato solo di un tragico incidente. L'ufficiale tedesco fu irremovibile e promise una rappresaglia esemplare.
Poco dopo, Torrimpietra fu circondata e 22 cittadini innocenti furono caricati su un camion e trasportati presso la Torre di Palidoro.
Il vice brigadiere Salvo D'Acquisto, tentò di fermare il comandante delle SS prima che quegli innocenti fossero fucilati. L'ufficiale nazista reagì in modo spietato: gli ostaggi furono costretti a scavarsi una fossa comune, alcuni con le pale, altri a mani nude.
Visto questo gesto Salvo D'Acquisto si autoaccusò come responsabile dell'attentato e chiese che gli ostaggi fossero liberati.
Subito dopo la liberazione degli ostaggi, il vice brigadiere venne freddato da una scarica del plotone d'esecuzione nazista. Aveva ventitré anni.

Premiato con la medaglia d'oro al valor militare, il suo gesto di sacrificio sta per essere riconosciuto anche dalla Chiesa: è infatti in corso il suo processo di beatificazione; attualmente gli è riconosciuto il titolo di Servo di Dio.


Gesù ha detto: "Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà". Le sue parole riecheggiano nel motto di Salvo D'Acquisto: "Se muoio per altri cento, rinasco altre cento volte: Dio è con me ed io non ho paura!" 



domenica 14 agosto 2011

Gli scienziati e la preghiera del Rosario

Un giovane studente universitario entra nello scompartimento di un teno e si siede accanto ad un anziano. Dopo un po' si accorge che costui sta recitando il Rosario, sgranando la corona con le dita. Lo studente lo guarda per qualche istante e poi dice:
- Vedo, egregio signore, che lei crede ancora in quelle favole.
- Sì, caro giovanotto. tu non ci credi?
- Io? - risponde lo studente sorridendo. - No, non ci credo da molto tempo. Seguite il mio esempio, brav'uomo, e buttate via quel Rosario. Mettetevi a studiare la nuova scienza.
- La nuova scienza? - domandò l'anziano. Di che si tratta? Potresti aiutarmi a capirla?
- certamente, volentieri - disse lo studente. - Mi dia solo il suo indirizzo e le manderò un libro adeguato.
L'anziano signore tira fuori dal portafogli il suo biglietto da visita e lo dà al giovane. Questi legge: "Louis Pasteur. Istituto di Ricerche Scientifiche. Parigi".

Era il grande Louis Pasteur, chimico e biologo francese (1822 - 1895), inventore della pastorizzazione, che da lui ha preso il nome, oltre che padre della microbiologia e dell'immunologia. Per tutta la vita fu un fervente cattolico.

Anche Guglielmo Marconi, scienziato e inventore italiano (1874 - 1937), premio Nobel per la fisica, inventò il sistema di telegrafia senza fili su cui si basano TV, radio, telefoni portatili e cellulari, telecomandi e molto altro.

In occasione del suo matrimonio, papa Pio XI regalò, a lui e a sua moglie, una preziosa corona del Rosario. Quando Marconi si trovò sul letto di morte, a chi gli chiese se non avesse un messaggio per la sposa assente, rispose:
- Le direte che io tenevo in mano la mia corona.

Altre sue dichiarazioni non ci lasciano dubbi sulla sua fede:


"Credo nella potenza della preghiera come cristiano e come scienziato"

"La scienza è incapace di dare la spiegazione della vita; solo la fede ci può fornire il senso dell’esistenza: sono contento di essere cristiano"



domenica 7 agosto 2011

Dante: Dio è "l'amor che move il sole e l'altre stelle"

 "Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ’l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.


Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.

Qui se’ a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ’ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ ali. 
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre. 

In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate
"
Comincia così l'ultimo canto del Paradiso di Dante Alighieri, il sommo Poeta che papa Benedetto XV, nell'enciclica In praeclara summorum (1921), non esitò a definire "il cantore e l'araldo più eloquente del pensiero cristiano".


La Divina Commedia è, ovviamente, un'opera nata dalla fantasia poetica, ma non per questo manca di utili insegnamenti teologici. Siamo nel XXXIII canto del Paradiso: Dante ha già visto per intero i tre regni ultraterreni (Inferno, Purgatorio e Paradiso). Gli manca un'ultima visione: Dio. San Bernardo, che lo ha accompagnato nell'ultimo tratto del viaggio, rivolge una preghiera alla Vergine perché interceda presso Dio per Dante. La Madonna dà il suo assenso con lo sguardo ("gli occhi da Dio diletti e venerati").


Da qui in poi, per Dante, è impossibile descrivere a pieno la sua visione: essa è andata tanto oltre le facoltà del suo intelletto da aver lasciato una ben labile traccia nella sua memoria. Nella profondità della luce divina Dante dice di aver visto contenuto tutto ciò che è sparso nell'Universo, unito dall'amore divino in un tutto unico: ma le sue parole sono solo una sfocata immagine della sua visione.


Nel fulgore della luce divina gli pare di vedere tre cerchi, di tre colori diversi e di una stessa dimensione, e il secondo appare riflesso dal primo, mentre il terzo è come un un fuoco che emana dai primi due (Dante, con questa immagine, intende raffigurare Dio uno e trino, che è Padre, Figlio generato dal Padre, e Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio).


Ma non è tutto: dentro il secondo cerchio (quello del Figlio) Dante vede dipinta, dello stesso colore dello sfondo, l'immagine umana (raffigurazione poetica dell'Incarnazione del Figlio di Dio che, pur fattosi Uomo, continua ad essere Dio). Dante si sforza di comprendere come ciò sia possibile (non si può dipingere una figura con lo stesso colore dello sfondo), ma il suo ingegno non è capace di comprenderlo, sennonché a un tratto la sua mente è colpita da un bagliore, che finalmente gli permette di penetrare tale mistero. 


Alle eccezionali facoltà di Dante qui mancano le forze, ma già il suo desiderio e la sua volontà si sono uniformate a Dio, quell'"amor che move il sole e l'alte stelle".



domenica 31 luglio 2011

Pascal: "Ecco cos'è la fede: Dio sensibile al cuore, e non alla ragione"

Ci occupiamo oggi di Blaise Pascal, scienziato e filosofo francese (1623 - 1662).

A sedici anni compose un trattato di geometria, a diciotto inventò una macchina calcolatrice; in seguito compì numerosi studi sul vuoto, sulla meccanica dei fluidi e sul calcolo delle probabilità. A trentun anni entrò nella comunità monastica di Port-Royal. Qui lavorò, tra l'altro, a un'opera filosofica, l'Apologia del cristianesimo, che rimase incompiuta per la sua morte prematura. I suoi appunti, tuttavia, furono raccolti e ordinati dai suoi amici e pubblicati con il titolo di Pensieri.

La sua filosofia parte dall'analisi della condizione umana:
"Vedo quegli spaventosi spazi dell'universo [...] senza sapere perché questo po' di tempo che mi è dato da vivere mi sia assegnato in questo momento piuttosto che in un altro di tutta l'eternità che mi ha preceduto e di tutta quella che mi seguirà".
L'unica cosa certa è che ogni uomo desidera la felicità, ma nessuno è in grado di raggiungerla; così tutti si lamentano: prìncipi e sudditi, vecchi e giovani, dotti e ignoranti; di tutti i paesi, di tutti i tempi, di tutte le età e di tutte le condizioni.

Non potendo sottrarsi al dolore e alla miseria, gli uomini tentano di fuggire fuori di sé, di distrarsi in mille attività, nella ricerca di piaceri finiti che tuttavia non riescono mai a saziare il nostro desiderio di felicità infinita.

Questo, secondo Pascal,  è dovuto al peccato originale: l'uomo, creato perfettamente libero e felice, ha in seguito perso la propria condizione originaria per propria colpa, trovandosi nella stessa condizione di un re che, esiliato, rimpiange il suo regno. L'uomo, creato per Dio, non può dunque trovare la propria felicità senza la fede.

Per Pascal, dunque, la ragione mostra all'uomo la necessità della fede cristiana, la sola capace di spiegare l'infelicità umana e di porvi rimedio. La fede, tuttavia, non scaturisce dalla ragione, ma da Dio:
"Il cuore e non la ragione sente Dio. Ecco cos'è la fede: Dio sensibile al cuore, e non alla ragione".




domenica 24 luglio 2011

Ampère: "Io sono grande solo quando prego"

Il beato Federico Ozanam, futuro fondatore della Società di San Vincenzo De Paoli, da giovane attraversò una brutta crisi religiosa.

Una sera entrò, come d'istinto, in una chiesetta gotica di Parigi. Pensava di essere solo ma, nella penombra, intravide la figura di un vecchio che stava pregando, in silenzio, davanti all'altare: era il grande fisico Ampère. Federico non credeva ai suoi occhi. Aspettò che Ampère uscisse dalla chiesa, poi lo seguì per la strada. Quando  lo raggiunse, gli chiese: "Mi dica, professore: è possibile essere così grande e pregare ancora?". Ampère gli rispose: "Figlio, io sono grande solo quando prego".

André-Marie Ampère (1775 - 1836), scienziato francese, effettuò ricerche in fisica, chimica, matematica e scienze naturali, compiendo fondamentali scoperte di elettrodinamica ed elettromagnetismo. Da lui ha preso il nome l'ampère, l'unità di misura dell'intensità elettrica. Spesso le enciclopedie dimenticano di ricordare che era anche terziario francescano.

Qual era lo spirito con cui si disponeva allo studio e alla ricerca scientifica? Ce lo dice lui stesso in questo aforisma: "Se leggi, leggi con un occhio solo, e l'altro rivolgilo a Dio. Se scrivi, scrivi con una mano sola, e l'altra tendila a Dio".




domenica 17 luglio 2011

Niccolò Tommaseo e la lampada della Fede

 "La piccola mia lampa
non come sol risplende,
né come incendio fuma;
non stride e non consuma,
ma con la cima tende
al ciel che me la diè.
 Starà su me, sepolto,
viva; né pioggia o vento,
né in lei le età potranno;
e quei che passeranno
erranti, a lume spento,
lo accenderan da me".
Così, nella seconda metà dell'Ottocento, scriveva Niccolò Tommaseo, proponendo con la piccola lampada il simbolo della Fede, modesta ma salda, che non potrà mai essere spenta.

Tommaseo, fervente patriota di idee repubblicane, illustre filologo, studioso di Dante, poeta e romanziere sottile, autore del fondamentale Dizionario della lingua italiana, fu anche un sincero cattolico, come è possibile vedere anche nella poesia che abbiamo appena letto.

Oggi, nella nostra società senza anima, può stupire una così esplicita testimonianza di Fede, ma in passato non era così. Anche se spesso viene dimenticato - più o meno involontariamente - i cattolici si sono sempre distinti nel campo dell'arte, della cultura, della poesia, della scienza, della filosofia e del valore civile.

Per questo vi vogliamo proporre, ogni domenica per tutta l'estate, una galleria di alcune di queste grandi figure che hanno saputo essere, nei campi e nelle forme più inusuali e inaspettate, delle autentiche Sentinelle del Mattino.




lunedì 13 giugno 2011

L'Apocalisse: messaggio di tragedia o di speranza?

Quando si parla di Apocalisse, subito si pensa alla fine del mondo, a scene di morte e distruzione, a profezie oscure e spaventose che un giorno dovrebbero realizzarsi. Magari pensiamo anche ai Testimoni di Geova, che bussano alle nostre porte prospettando un'imminente fine del mondo.

Ma è veramente questo il senso del libro di San Giovanni? L'Apocalisse, insomma, porta un messaggio di tragedia e morte? Noi crediamo di no.


Il significato complessivo dell'Apocalisse è la ferma speranza nella vittoria sicura di Cristo, Re dei re e Signore della Storia, su tutte le potenze del Male che fino alla fine dei tempi contrastano l'affermazione del suo Regno. L'Apocalisse, insomma, porta un messaggio di speranza per tutti gli afflitti, i poveri, i sofferenti, i perseguitati per la fede in Cristo. Essi non devono sconfortarsi o cedere alla disperazione di fronte al Male che sembra prevalere: essi possiedono infatti la certezza che l'ultima pagina della Storia vedrà la loro vittoria al fianco del Cristo.

L'Apocalisse fu messa per iscritto dall'evangelista Giovanni durante un periodo di prigionia sull'isola di Patmos, al tempo della persecuzione contro i cristiani, i quali si rifiutavano di adorare l'imperatore di Roma come un dio. Essi, davanti al martirio di migliaia di credenti, si sentivano incoraggiati a resistere dalle parole di San Giovanni. E anche oggi, mentre in Asia e Africa tantissimi martiri muoiono per Gesù Cristo, mentre l'Occidente perde i sui valori cristiani, mentre la Chiesa subisce sempre più duri attacchi dall'interno e dall'esterno, davanti a tutto questo non dobbiamo avere paura, perché il Signore è dalla nostra parte. 

In effetti la lettura dell'Apocalisse è resa complicata dall'uso massiccio di visioni e figurazioni simboliche, chiare magari ai lettori di duemila anni fa, ma a noi difficili da intendere. Per questo Sentinelle del Mattino vi vuole riproporre alcuni spezzoni tratti dal film "San Giovanni. L'Apocalisse", trasmesso da Rai Uno nel 2002. 












sabato 4 giugno 2011

Madre Teresa e San Francesco: la ricchezza della povertà

Il Duecento somiglia incredibilmente ai giorni nostri: lo sviluppo economico, la nascita delle banche e delle prime grandi imprese rendevano gli imprenditori dell'epoca sempre più ricchi nelle tasche e sempre più poveri nelle anime. Anche allora risuonava il monito di Cristo: "Beati voi poveri", e allora come oggi restava inascoltato dai più.

Allora come oggi, lo Spirito Santo ha voluto donare alla Chiesa due anime eccelse: a quei tempi San Francesco d'Assisi, ai nostri giorni Madre Teresa. Entrambi, con la loro vita, hanno testimoniato che i beni finiti non possono mai saziare la nostra sete di felicità infinita, sete che solo Cristo può saziare. Entrambi si sono presentati come "segno di contraddizione" nei confronti di una società opulenta e consumistica, che conosce solo il dovere di produrre per consumare, di consumare per produrre. Una società che dimentica i più deboli e svantaggiati.

Vale dunque la pena di ascoltare ancora una volta le parole della Preghiera semplice di San Francesco, che molto opportunamente è stata inserita in chiusura dello sceneggiato Madre Teresa, trasmesso su Rai Uno nel 2003.





domenica 15 maggio 2011

L'universo: frutto del caso o di una Mente intelligente?


Il racconto della creazione è uno dei passi della Bibbia più conosciuti e discussi. Cosa vuole insegnarci la Sacra Scrittura in questa sua pagina? Che Dio pronunci frasi, che inizi o smetta di lavorare, come un uomo? No, certamente. Che il mondo sia stato creato in sei giorni? Neppure, perché la Bibbia non è un trattato scientifico, ma un libro di religione.

Quando si è formato l'universo? Secondo quali processi? A queste domande dà risposta la scienza. Ma ci sono domande a cui gli scienziati non possono dare risposte: Chi ha creato l'universo? e perché? in che rapporto si trova l'uomo rispetto al suo Creatore? e rispetto alle altre creature? A queste domande danno risposta le Sacre Scritture.

Cosa credevano a proposito della creazione del mondo i popoli che vivevano a stretto contatto con il popolo ebraico? Lo possiamo leggere nell'Enûma Eliš, un poema babilonese sulla creazione scritto in caratteri cuneiformi su tavolette di terracotta.


Secondo i babilonesi, prima della nascita di ogni altra cosa, Tiamat, la personificazione delle forze del caos, forma dalle acque gli dèi buoni e gli dèi malvagi. Le divinità malvagie, esseri mostruosi e terribili, preparano un attacco armato contro le divinità buone. Il dio Marduk reagisce, facendo a pezzi Tiamat e formando dal suo cadavere le varie parti del mondo; gli dèi "buoni" vengono posti nel cielo come costellazioni per governare l'umanità che Marduk ha deciso di creare: "Di sangue farò un ammasso, e a ossa darò di esistere. Io stabilirò un selvaggio: uomo sarà il suo nome. Certamente creerò l'uomo selvaggio. Egli dovrà servire gli dèi, che così potranno stare a loro agio". Per fare l'uomo Marduk si serve del capo degli dèi-mostri, incatenato e svenato: dal suo sangue viene formata l'umanità.


Quale profonda differenza con il messaggio delle Sacre Scritture! In principio c'è Dio, un solo Dio, senza superiori dai quali dipenda o derivi. Non c'è caos da cui debba trarre il mondo: basta la sua parola, cioè la sua volontà, e tutto prende forma ed esistenza. Gli astri non sono divinità che l'uomo debba adorare, ma creature come l'uomo, anzi inferiori all'uomo, e create perché servano all'uomo come "segni per le feste, per i giorni e per gli anni e siano luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra" (Genesi 1, 14-15).


Dio ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza
L'uomo non è uno schiavo degli dèi, come credevano i babilonesi, e non è formato dal sangue di alcuna divinità malvagia: l'uomo è creato anzi a immagine e somiglianza di Dio, dotato cioè della sua stessa dignità e libertà (e si noti la differenza con gli animali e le piante, create ciascuna "secondo la propria specie", mentre l'uomo è creato "a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza", come dice Dio stesso). Mentre dopo la creazione di tutte le altre cose l'autore osserva: "Dio vide che era cosa buona", dopo la creazione dell'uomo osserva: "Dio vide che era cosa molto buona": l'uomo supera infatti in dignità tutte le altre creature (anche se poi decadrà in parte dalla propria condizione di perfetta felicità e bontà a causa del peccato originale).


Alcuni studiosi moderni hanno riesumato in parte le antiche mitologie babilonesi: ammettono cioè un elemento primordiale, la materia, da cui tutto avrebbe avuto origine, per evoluzione spontanea, senza bisogno di alcun Essere che la diriga verso mete prestabilite in modo ordinato e sapiente: tutto avverrebbe a caso. L'ordine dell'universo, insomma, sarebbe frutto del caso e del nulla: teoria assurda, perché dal caso e dal nulla, senza l'intervento di una Mente intelligente e ordinatrice, non nasce un bel niente.


Sbaglia nondimeno chi, come i Testimoni di Geova, si ostina a leggere alla lettera la Genesi.


Non è incompatibile con l'autentica fede cristiana il credere che sia avvenuta realmente un'evoluzione che ha portato dalla massa "informe e deserta" (Genesi 1,2) agli astri, dagli esseri viventi più semplici agli animali più evoluti, fino all'uomo. Questa evoluzione, però, non è stata frutto del caso, ma del progetto di una Mente intelligente, Dio, che ha dato forma e bellezza a tutte le creature e all'uomo in particolare. Questa forma di evoluzionismo, chiamato Evoluzionismo Moderato, non è in contrasto con le Sacre scritture ed è accettata fin dall'antichità anche da pensatori cristiani, tra i quali lo stesso sant'Agostino.




domenica 8 maggio 2011

Il Rosario, preghiera biblica

Nel mese di Maggio, tradizionalmente dedicato alla Vergine Maria, è particolarmente consigliata la recita quotidiana del Rosario.


Maria, per noi cattolici, ha un ruolo fondamentale: Maria è la Madre del Redentore; Maria, Immacolata Concezione, nacque senza il peccato originale; Maria ottenne da Cristo il primo miracolo, alle nozze di Cana; Maria rimase ai piedi della croce, quando quasi tutti i discepoli erano fuggiti; Maria era presente nel Cenacolo, quando lo Spirito Santo discese sugli Apostoli; Maria, al termine della sua vita terrena, fu assunta in Cielo come Gesù.

Molti, e tra questi alcuni che bussano alle nostre porte con la Bibbia in mano, non amano Maria, e negano le verità sulla Madre di Cristo. Noi oggi non vogliamo prendere in esame tutte le loro affermazioni, ma concentrarci sulla recita del Rosario.

Secondo loro, è sbagliato pregare Maria, perché Cristo è il solo intermediario tra Dio e gli uomini. Noi non vogliamo certo negarlo. Ma questo non toglie che è possibile chiedere a Maria di pregare per noi Gesù e di ottenere da lui delle grazie per noi. Alle nozze di Cana, quando i servi finirono il vino, fu Maria a pregare Gesù per i servi: Maria intercede infatti per noi presso il Figlio suo. La madre dice ai servi: "Fate quello che vi dirà": la preghiera a Maria ci indirizza sempre verso Gesù (Giovanni 2, 1-11).

Il Rosario, anche se non è citato nelle Scritture, è una preghiera che affonda profondamente le sue radici nella Bibbia: a ogni decina, infatti, si leggono e meditano dei passi biblici, chiamati "misteri" (divisi in gaudiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi): essi sono gli episodi principali della vita di Gesù, con particolare attenzione a quelli che mostrano il suo profondo e fondamentale legame con Maria sua Madre. Non vorranno mica dirci che meditare dei passi della Bibbia è contro la Bibbia?

La parole stessa della preghiera dell'Ave Maria sono tratte dalla Bibbia: "Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te": sono le parole che l'angelo Gabriele rivolge a Maria (Luca 1, 28); "Tu sei la benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno": sono le parole che le rivolse santa Elisabetta (Luca 1, 42).

La preghiera si conclude poi con una invocazione a Maria: "Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte". Sì, Maria è Madre di Cristo, è Madre di Dio, ma è anche Madre dei discepoli che amano Gesù: lo ha detto lui stesso, sulla croce (Giovanni 19, 26-27). Sì, a ben ragione Maria ha potuto dire: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome" (Luca 1, 46-49).




domenica 1 maggio 2011

Nasce il blog di Sentinelle del Mattino

Da oggi Sentinelle del Mattino, già presente su Facebook e su Youtube, è anche un blog.

                                       
In occasione della beatificazione dell'indimenticato papa Giovanni Paolo II, vogliamo ricordare la sua figura con le sue parole piene di speranza:
Disse l'Angelo a Maria: "Non avere paura". Lo stesso a Giuseppe: "Non avere paura". Cristo diceva così agli apostoli, in specie a Pietro: "Non abbiate paura!". Sentiva infatti che avevano paura. Ebbero paura quando venne arrestato, ebbero ancora più paura quando, risorto, apparve loro.
Di che cosa non dobbiamo aver paura? Non dobbiamo temere la verità su noi stessi. Pietro ne prese coscienza, un giorno, e disse a Gesù: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore".  Penso che non sia stato solo Pietro ad aver coscienza di questa verità. La rileva ogni uomo. La rileva ogni Successore di Pietro. Ognuno di noi è grato a Pietro per ciò che disse quel giorno. Cristo gli rispose: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini".
Non aver paura degli uomini! L'uomo è sempre uguale. I sistemi che crea sono imperfetti, e tanto più imperfetti quanto più è sicuro di sé. Da dove trae origine questo? Dal cuore dell'uomo. Il nostro cuore è inquieto. Cristo conosce meglio di tutti la nostra angoscia: "Egli sa quello che c'è in ogni uomo".
Come ha potuto Dio permettere tante guerre, i campi di concentramento, l'olocausto? Il Dio che permette tutto questo è ancora davvero Amore? è giusto nei riguardi della sua creazione? non carica troppo le spalle dei singoli uomini? non lascia l'uomo solo con questi pesi, condannandolo a una vita senza speranza? 
Sul finire del secondo millennio, abbiamo forse più che mai bisogno delle parole del Cristo risorto: "Non abbiate paura!". Ne hanno bisogno i popoli e le nazioni del mondo intero. Occorre che nella loro coscienza riprenda vigore la certezza che esiste Qualcuno che tiene in mano le sorti di questo mondo che passa; Qualcuno che ha le chiavi della morte e degli inferi; Qualcuno che è l'Alfa e l'Omega della storia dell'uomo. E questo Qualcuno è Amore: Amore fatto uomo, Amore crocifisso e risorto, Amore incessantemente presente tra gli uomini.
Gli estratti sono tratti da Giovanni Paolo II, Varcare le soglie della speranza, Mondadori 1996.