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domenica 16 ottobre 2011

Genesi: Il peccato originale

La scorsa settimana abbiamo lasciato i progenitori vivere nel Paradiso terrestre in piena amicizia con Dio (Genesi 2). Oggi riprendiamo da questo passo per riferire il racconto del peccato originale, contenuto in Genesi capitolo 3.


Una donna viene istigata da un serpente parlante a mangiare il frutto di un albero (indicato come "l'albero della conoscenza del bene e del male"), ed ella ne dà da mangiare anche a suo marito; per questo vengono condannati da Dio a lasciare il giardino dell'Eden e a non mangiare più i frutti di un altro albero, detto "albero della vita". Cosa si cela dietro questo racconto? Si tratta solo di un mito, frutto della fantasia degli antichi, o cela un messaggio di Dio anche per gli uomini e le donne del nostro secolo? Cerchiamo di comprendere il vero senso del racconto biblico, senza lasciarci ingannare dal senso letterale del racconto, ricordando, come dice san Paolo, che "la lettera uccide, lo Spirito invece dà vita" (2 Corinzi 3, 6). 

domenica 9 ottobre 2011

La creazione dell'uomo e della donna

Eccoci al secondo episodio della storia della nostra salvezza: la settimana scorsa abbiamo visto la creazione del mondo (Genesi capitolo 1), oggi ci occupiamo della creazione dell'uomo e della donna (Genesi 2).

Ecco qui il nuovo video:

Ed ora, due parole per capire cosa Dio ci ha voluto insegnare per mezzo delle Scritture:

Dignità della donna
Abbiamo ascoltato che secondo la Genesi Dio ha plasmato una costola del primo uomo per formare la prima donna: questa comincia così a esistere come sposa dell'uomo, aiuto a lui pari e a lui complementare, e madre di tutti i viventi. Evidentemente questo non significa che Dio abbia agito come un chirurgo che anestetizza il suo paziente, ne asporta un organo, sutura la ferita e poi lo sveglia. Ma allora, che significa?

domenica 4 settembre 2011

Volta: l'inventore della pila elettrica che faceva il catechista

"Ho sempre tenuto e tengo per unica, vera e infallibile questa santa Religione Cattolica, ringraziando senza fine il buon Dio d'avermi infusa una tale fede in cui mi propongo fermamente di voler vivere e morire, con viva speranza di conseguire la vita eterna".

Queste parole sono di Alessandro Volta, di nobile famiglia, nato a Como nel 1745 e qui morto nel 1827, fisico illustre, tra i primissimi a studiare l'elettricità, giungendo, tra l'altro, all'invenzione della pila. Probabilmente ricorderete il suo volto sulle vecchie banconote da diecimila lire.

Egli fu grande non solo come scienziato, ma anche come cattolico: ogni giorno partecipava alla Messa, nei giorni festivi faceva la Comunione; spesso spiegava il catechismo ai fanciulli della sua chiesa parrocchiale. Ogni giorno recitava il Rosario, e restò fedele a questa pratica per tutta la sua vita.

In un epoca in cui i "poteri forti" e i presunti grandi intellettuali perseguitavano la Chiesa sul piano materiale e spirituale, Volta studiò molto la dottrina cattolica e la visse sempre con grande passione. Un fulgido esempio per i cattolici di oggi, una autentica "sentinella del mattino".