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domenica 7 agosto 2011

Dante: Dio è "l'amor che move il sole e l'altre stelle"

 "Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ’l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.


Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.

Qui se’ a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ’ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ ali. 
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre. 

In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate
"
Comincia così l'ultimo canto del Paradiso di Dante Alighieri, il sommo Poeta che papa Benedetto XV, nell'enciclica In praeclara summorum (1921), non esitò a definire "il cantore e l'araldo più eloquente del pensiero cristiano".


La Divina Commedia è, ovviamente, un'opera nata dalla fantasia poetica, ma non per questo manca di utili insegnamenti teologici. Siamo nel XXXIII canto del Paradiso: Dante ha già visto per intero i tre regni ultraterreni (Inferno, Purgatorio e Paradiso). Gli manca un'ultima visione: Dio. San Bernardo, che lo ha accompagnato nell'ultimo tratto del viaggio, rivolge una preghiera alla Vergine perché interceda presso Dio per Dante. La Madonna dà il suo assenso con lo sguardo ("gli occhi da Dio diletti e venerati").


Da qui in poi, per Dante, è impossibile descrivere a pieno la sua visione: essa è andata tanto oltre le facoltà del suo intelletto da aver lasciato una ben labile traccia nella sua memoria. Nella profondità della luce divina Dante dice di aver visto contenuto tutto ciò che è sparso nell'Universo, unito dall'amore divino in un tutto unico: ma le sue parole sono solo una sfocata immagine della sua visione.


Nel fulgore della luce divina gli pare di vedere tre cerchi, di tre colori diversi e di una stessa dimensione, e il secondo appare riflesso dal primo, mentre il terzo è come un un fuoco che emana dai primi due (Dante, con questa immagine, intende raffigurare Dio uno e trino, che è Padre, Figlio generato dal Padre, e Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio).


Ma non è tutto: dentro il secondo cerchio (quello del Figlio) Dante vede dipinta, dello stesso colore dello sfondo, l'immagine umana (raffigurazione poetica dell'Incarnazione del Figlio di Dio che, pur fattosi Uomo, continua ad essere Dio). Dante si sforza di comprendere come ciò sia possibile (non si può dipingere una figura con lo stesso colore dello sfondo), ma il suo ingegno non è capace di comprenderlo, sennonché a un tratto la sua mente è colpita da un bagliore, che finalmente gli permette di penetrare tale mistero. 


Alle eccezionali facoltà di Dante qui mancano le forze, ma già il suo desiderio e la sua volontà si sono uniformate a Dio, quell'"amor che move il sole e l'alte stelle".



domenica 17 luglio 2011

Niccolò Tommaseo e la lampada della Fede

 "La piccola mia lampa
non come sol risplende,
né come incendio fuma;
non stride e non consuma,
ma con la cima tende
al ciel che me la diè.
 Starà su me, sepolto,
viva; né pioggia o vento,
né in lei le età potranno;
e quei che passeranno
erranti, a lume spento,
lo accenderan da me".
Così, nella seconda metà dell'Ottocento, scriveva Niccolò Tommaseo, proponendo con la piccola lampada il simbolo della Fede, modesta ma salda, che non potrà mai essere spenta.

Tommaseo, fervente patriota di idee repubblicane, illustre filologo, studioso di Dante, poeta e romanziere sottile, autore del fondamentale Dizionario della lingua italiana, fu anche un sincero cattolico, come è possibile vedere anche nella poesia che abbiamo appena letto.

Oggi, nella nostra società senza anima, può stupire una così esplicita testimonianza di Fede, ma in passato non era così. Anche se spesso viene dimenticato - più o meno involontariamente - i cattolici si sono sempre distinti nel campo dell'arte, della cultura, della poesia, della scienza, della filosofia e del valore civile.

Per questo vi vogliamo proporre, ogni domenica per tutta l'estate, una galleria di alcune di queste grandi figure che hanno saputo essere, nei campi e nelle forme più inusuali e inaspettate, delle autentiche Sentinelle del Mattino.