Una delle cose più belle della mia vita è stato conoscere Sandro Pertini. Mi invitava spesso al Quirinale. Una volta mi disse: "Vede, professore, accade che qualche mio vecchio compagno, venendo qui, mi chieda come mai lascio ancora quel crocifisso, invece di rimuoverlo dallo studio del presidente della Repubblica. Gli rispondo che non lo farei mai per due motivi. Primo, perché ho un grande rispetto e una profonda ammirazione per quell'uomo finito sulla croce per aver detto cose giuste. Secondo, perché quel crocifisso è da molti - lei è tra questi, io no - amato e venerato". "E io gliene sono grato", risposi, "per averlo lasciato lì". "Però", aggiunse Pertini, "lei dovrebbe dire al Papa, da lei tanto amato, che lei ha un amico ateo". Cosa che puntualmente riferii al Santo Padre. E Giovanni Paolo II mi disse: "Quando avrà occasione di incontrare il presidente Pertini gli dica: 'Il Papa mi ha detto che lei la fede ce l'ha negli occhi'".
Giovanni Paolo II e Pertini |
Il Papa del perdono, chiesto anche a coloro che qualche colpa forse ce l'hanno, ci dà di Pertini il ricordo di un uomo che aveva sofferto sedici lunghi anni in prigione per il suo impegno antifascista e che, pur dichiarandosi ateo, considerava il crocifisso inamovibile dallo studio del presidente della Repubblica, esattamente come fa Carlo Azeglio Ciampi. Grazie, presidente.