lunedì 13 giugno 2011

L'Apocalisse: messaggio di tragedia o di speranza?

Quando si parla di Apocalisse, subito si pensa alla fine del mondo, a scene di morte e distruzione, a profezie oscure e spaventose che un giorno dovrebbero realizzarsi. Magari pensiamo anche ai Testimoni di Geova, che bussano alle nostre porte prospettando un'imminente fine del mondo.

Ma è veramente questo il senso del libro di San Giovanni? L'Apocalisse, insomma, porta un messaggio di tragedia e morte? Noi crediamo di no.


Il significato complessivo dell'Apocalisse è la ferma speranza nella vittoria sicura di Cristo, Re dei re e Signore della Storia, su tutte le potenze del Male che fino alla fine dei tempi contrastano l'affermazione del suo Regno. L'Apocalisse, insomma, porta un messaggio di speranza per tutti gli afflitti, i poveri, i sofferenti, i perseguitati per la fede in Cristo. Essi non devono sconfortarsi o cedere alla disperazione di fronte al Male che sembra prevalere: essi possiedono infatti la certezza che l'ultima pagina della Storia vedrà la loro vittoria al fianco del Cristo.

L'Apocalisse fu messa per iscritto dall'evangelista Giovanni durante un periodo di prigionia sull'isola di Patmos, al tempo della persecuzione contro i cristiani, i quali si rifiutavano di adorare l'imperatore di Roma come un dio. Essi, davanti al martirio di migliaia di credenti, si sentivano incoraggiati a resistere dalle parole di San Giovanni. E anche oggi, mentre in Asia e Africa tantissimi martiri muoiono per Gesù Cristo, mentre l'Occidente perde i sui valori cristiani, mentre la Chiesa subisce sempre più duri attacchi dall'interno e dall'esterno, davanti a tutto questo non dobbiamo avere paura, perché il Signore è dalla nostra parte. 

In effetti la lettura dell'Apocalisse è resa complicata dall'uso massiccio di visioni e figurazioni simboliche, chiare magari ai lettori di duemila anni fa, ma a noi difficili da intendere. Per questo Sentinelle del Mattino vi vuole riproporre alcuni spezzoni tratti dal film "San Giovanni. L'Apocalisse", trasmesso da Rai Uno nel 2002. 












sabato 4 giugno 2011

Madre Teresa e San Francesco: la ricchezza della povertà

Il Duecento somiglia incredibilmente ai giorni nostri: lo sviluppo economico, la nascita delle banche e delle prime grandi imprese rendevano gli imprenditori dell'epoca sempre più ricchi nelle tasche e sempre più poveri nelle anime. Anche allora risuonava il monito di Cristo: "Beati voi poveri", e allora come oggi restava inascoltato dai più.

Allora come oggi, lo Spirito Santo ha voluto donare alla Chiesa due anime eccelse: a quei tempi San Francesco d'Assisi, ai nostri giorni Madre Teresa. Entrambi, con la loro vita, hanno testimoniato che i beni finiti non possono mai saziare la nostra sete di felicità infinita, sete che solo Cristo può saziare. Entrambi si sono presentati come "segno di contraddizione" nei confronti di una società opulenta e consumistica, che conosce solo il dovere di produrre per consumare, di consumare per produrre. Una società che dimentica i più deboli e svantaggiati.

Vale dunque la pena di ascoltare ancora una volta le parole della Preghiera semplice di San Francesco, che molto opportunamente è stata inserita in chiusura dello sceneggiato Madre Teresa, trasmesso su Rai Uno nel 2003.