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domenica 16 ottobre 2011

Genesi: Il peccato originale

La scorsa settimana abbiamo lasciato i progenitori vivere nel Paradiso terrestre in piena amicizia con Dio (Genesi 2). Oggi riprendiamo da questo passo per riferire il racconto del peccato originale, contenuto in Genesi capitolo 3.


Una donna viene istigata da un serpente parlante a mangiare il frutto di un albero (indicato come "l'albero della conoscenza del bene e del male"), ed ella ne dà da mangiare anche a suo marito; per questo vengono condannati da Dio a lasciare il giardino dell'Eden e a non mangiare più i frutti di un altro albero, detto "albero della vita". Cosa si cela dietro questo racconto? Si tratta solo di un mito, frutto della fantasia degli antichi, o cela un messaggio di Dio anche per gli uomini e le donne del nostro secolo? Cerchiamo di comprendere il vero senso del racconto biblico, senza lasciarci ingannare dal senso letterale del racconto, ricordando, come dice san Paolo, che "la lettera uccide, lo Spirito invece dà vita" (2 Corinzi 3, 6). 

domenica 11 settembre 2011

Colombo, il terziario francescano che scoprì l'America

Cristoforo Colombo è conosciuto come grande navigatore e scopritore di terre, ma poco come cristiano. Egli credette di essere stato chiamato a portare il Vangelo nelle nuove terre: fu così un vero "Cristoforo", che in greco vuol dire "portatore di Cristo". Scopo principale della sua impresa fu infatti la propagazione del Vangelo.

domenica 7 agosto 2011

Dante: Dio è "l'amor che move il sole e l'altre stelle"

 "Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d'etterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura
nobilitasti sì, che ’l suo fattore
non disdegnò di farsi sua fattura.


Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.

Qui se’ a noi meridïana face
di caritate, e giuso, intra ’ mortali,
se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tanto vali,
che qual vuol grazia e a te non ricorre,
sua disïanza vuol volar sanz’ ali. 
La tua benignità non pur soccorre
a chi domanda, ma molte fïate
liberamente al dimandar precorre. 

In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate
"
Comincia così l'ultimo canto del Paradiso di Dante Alighieri, il sommo Poeta che papa Benedetto XV, nell'enciclica In praeclara summorum (1921), non esitò a definire "il cantore e l'araldo più eloquente del pensiero cristiano".


La Divina Commedia è, ovviamente, un'opera nata dalla fantasia poetica, ma non per questo manca di utili insegnamenti teologici. Siamo nel XXXIII canto del Paradiso: Dante ha già visto per intero i tre regni ultraterreni (Inferno, Purgatorio e Paradiso). Gli manca un'ultima visione: Dio. San Bernardo, che lo ha accompagnato nell'ultimo tratto del viaggio, rivolge una preghiera alla Vergine perché interceda presso Dio per Dante. La Madonna dà il suo assenso con lo sguardo ("gli occhi da Dio diletti e venerati").


Da qui in poi, per Dante, è impossibile descrivere a pieno la sua visione: essa è andata tanto oltre le facoltà del suo intelletto da aver lasciato una ben labile traccia nella sua memoria. Nella profondità della luce divina Dante dice di aver visto contenuto tutto ciò che è sparso nell'Universo, unito dall'amore divino in un tutto unico: ma le sue parole sono solo una sfocata immagine della sua visione.


Nel fulgore della luce divina gli pare di vedere tre cerchi, di tre colori diversi e di una stessa dimensione, e il secondo appare riflesso dal primo, mentre il terzo è come un un fuoco che emana dai primi due (Dante, con questa immagine, intende raffigurare Dio uno e trino, che è Padre, Figlio generato dal Padre, e Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio).


Ma non è tutto: dentro il secondo cerchio (quello del Figlio) Dante vede dipinta, dello stesso colore dello sfondo, l'immagine umana (raffigurazione poetica dell'Incarnazione del Figlio di Dio che, pur fattosi Uomo, continua ad essere Dio). Dante si sforza di comprendere come ciò sia possibile (non si può dipingere una figura con lo stesso colore dello sfondo), ma il suo ingegno non è capace di comprenderlo, sennonché a un tratto la sua mente è colpita da un bagliore, che finalmente gli permette di penetrare tale mistero. 


Alle eccezionali facoltà di Dante qui mancano le forze, ma già il suo desiderio e la sua volontà si sono uniformate a Dio, quell'"amor che move il sole e l'alte stelle".



domenica 8 maggio 2011

Il Rosario, preghiera biblica

Nel mese di Maggio, tradizionalmente dedicato alla Vergine Maria, è particolarmente consigliata la recita quotidiana del Rosario.


Maria, per noi cattolici, ha un ruolo fondamentale: Maria è la Madre del Redentore; Maria, Immacolata Concezione, nacque senza il peccato originale; Maria ottenne da Cristo il primo miracolo, alle nozze di Cana; Maria rimase ai piedi della croce, quando quasi tutti i discepoli erano fuggiti; Maria era presente nel Cenacolo, quando lo Spirito Santo discese sugli Apostoli; Maria, al termine della sua vita terrena, fu assunta in Cielo come Gesù.

Molti, e tra questi alcuni che bussano alle nostre porte con la Bibbia in mano, non amano Maria, e negano le verità sulla Madre di Cristo. Noi oggi non vogliamo prendere in esame tutte le loro affermazioni, ma concentrarci sulla recita del Rosario.

Secondo loro, è sbagliato pregare Maria, perché Cristo è il solo intermediario tra Dio e gli uomini. Noi non vogliamo certo negarlo. Ma questo non toglie che è possibile chiedere a Maria di pregare per noi Gesù e di ottenere da lui delle grazie per noi. Alle nozze di Cana, quando i servi finirono il vino, fu Maria a pregare Gesù per i servi: Maria intercede infatti per noi presso il Figlio suo. La madre dice ai servi: "Fate quello che vi dirà": la preghiera a Maria ci indirizza sempre verso Gesù (Giovanni 2, 1-11).

Il Rosario, anche se non è citato nelle Scritture, è una preghiera che affonda profondamente le sue radici nella Bibbia: a ogni decina, infatti, si leggono e meditano dei passi biblici, chiamati "misteri" (divisi in gaudiosi, luminosi, dolorosi e gloriosi): essi sono gli episodi principali della vita di Gesù, con particolare attenzione a quelli che mostrano il suo profondo e fondamentale legame con Maria sua Madre. Non vorranno mica dirci che meditare dei passi della Bibbia è contro la Bibbia?

La parole stessa della preghiera dell'Ave Maria sono tratte dalla Bibbia: "Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te": sono le parole che l'angelo Gabriele rivolge a Maria (Luca 1, 28); "Tu sei la benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno": sono le parole che le rivolse santa Elisabetta (Luca 1, 42).

La preghiera si conclude poi con una invocazione a Maria: "Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte". Sì, Maria è Madre di Cristo, è Madre di Dio, ma è anche Madre dei discepoli che amano Gesù: lo ha detto lui stesso, sulla croce (Giovanni 19, 26-27). Sì, a ben ragione Maria ha potuto dire: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome" (Luca 1, 46-49).